La facciata marmorea di Santa Maria Novella è fra le opere più importanti del Rinascimento fiorentino, pur essendo stata iniziata in periodi precedenti. Venne completata definitivamente solo nel 1920.

Il nome di Giovanni Rucellai, magnifico «sponsor» - come si direbbe oggi – della facciata di Santa Maria Novella, è scritto a caratteri cubitali sul frontone superiore della basilica, seguito dalla data della conclusione dell'opera (1470). L'inizio dei lavori è meno certo, ma probabilmente non anteriore al 1458, l'idea invece risale al tempo del Concilio di Firenze (1439-1442), le cui commissioni si trovavano in Santa Maria Novella e presieduto da papa Eugenio IV, al cui seguito era il giovane Leon Battista Alberti.

La facciata di Santa Maria Novella prima dell'Alberti era nuda, come quella di molte altre chiesa fiorentine come Santa Maria del Fiore, San Croce e San Lorenzo, ma a creare maggior difficoltà, in essa erano incastonati sei «avelli rilevati in marmo», ossia sei tombe di ragguardevoli cittadini, e perciò inamovibili, sotto altrettanti archi a sesto acuto e due porte minori non molto belle, ornate secondo il gusto dell'epoca e con rivestimento marmoreo a bande bianche e verde scuro.

La grandezza dell'Alberti fu proprio il felice innesto di una soluzione «moderna» su rigide struttura gotiche, ossia la capacità di armonizzare in maniera sublime gli elementi preesistenti con quelli del nuovo stile.

Facendo propri gli influssi dei ritrovati studi matematici e geometrici applicati alla natura e all'arte, l'Alberti rese la facciata manifesto della riscoperta filosofia platonica che ebbe proprio in Firenze il suo centro propulsore. Il triangolo, il cerchio, il quadrato, il rettangolo e le figure geometriche annesse si estondono infatti nell'impianto architettonico pensato dal geniale architetto a formare una mirabile serie di rapporti armonici.

Prima di tutto delimitò il rettangolo della base mediante due grandi pilastri, in cui inserì quattro colonne, che sostengono un primo cornicione decorato con un motivo ricorrente, emblema della famiglia Rucellai. Tra le due colonne centrali aprì un grande portale ad arco, slanciato da due pilastri con capitelli corinzi, mentre le tre lunette sopra le porte furono successivamente dipinte da Ulisse Cocchi.

Sui lati della facciata è possibile osservare: a sinistra, l'armilla equinoziale in bronzo, a destra il quadrante astronomico in marmo (1572 e 1574), entrambi operedel domenicano Ignazio Danti, astronomo e cartografo granducale.

Sul primo frontone è appoggiata una larga fascia ornata a riquadri, sopra la quale si distende un secondo cornicione. Qui si innalza la parete superiore della navata centrale, collegata al cornicione da quattro mezzi pilastri, con in mezzo la preesistente grande finestra circolare e ai lati le due «orecchie» ornate di rosoni a intarsio marmoreo.
Infine, sopra alla parete si trova a coronamento un triangolo, il timpano, con un grande sole al centro, stemma del quartiere e del convento di Santa Maria Novella.

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