Testo di Marco Turini | Fotografie di Antonio Quattrone
Una piccola scultura, ma di fine fattura, si trova addossata ad un angolo del transetto in Santa Maria Novella. La resa del volto, con lo sguardo fisso e solenne e la capigliatura composta, ricordano quello delle korai greche, le statue dalle sembianze femminili che si trovano sull’acropoli di Atene per sostenere od animare elementi architettonici. Anche il corpo è allungato, alla maniera delle antiche colonne ellenistiche. Ai due estremi del corpo si formano delle eleganti volute che nella parte superiore sostituiscono le spalle ed in quella inferiore lambiscono i piedi. La statua sorregge un vaso di marmo verde levigato, probabilmente di importazione egiziana. Ma qual era la sua funzione?
La scultura, come suggerisce anche il luogo in cui si trova, è un’acquasantiera che risale alla metà del sedicesimo secolo (1550-60 circa). Troviamo testimonianza di quest’opera negli appunti e negli schizzi di Bartolameo Ammannati, oggi raccolti in una rara miscellanea conservata nella Biblioteca Riccardiana di Firenze.
Bartolomeo Ammannati, studio per un monumento funebre, particolare, Firenze. Biblioteca Roccardina, Edizioni Rare, 120
Nella sua Chronica il frate domenicano Modesto Biliotti (1586 circa) attribuisce la fattura dell’acquasantiera ad un’opera giovanile di Michelangelo Buonarroti:
Inter colunam hanc et minorem ei adiunctam prostat porphireum aquae lustralis vasculum virdis coloris et egregiae formae marmorea sphinge subfultum […] Aiunt eius operis typum et modulum a Michele Angelo Bonaroto, inventum.
Sono in molti ancora oggi ad attribuire l’acquasantiera al sommo artista, che pure aveva operato in Santa Maria Novella come apprendista di Domenico Ghirlandaio durante la realizzazione degli affreschi della cappella Tornabuoni (1485-90).
Sarà davvero, tuttavia, un’opera di Michelangelo?
Come suggerito dallo studioso Marco Campigli, al cui lavoro questo articolo si ispira, dobbiamo ricondurre questa scultura più probabilmente all’opera di un giovane Battista Lorenzi, allievo di Benvenuto Cellini, come confermato da altri importanti critici e storici dell’arte. L’opera ricorda il repertorio artistico già realizzato dallo scultore con splendide ninfe e muse di marmo. Come l’allegoria della pittura, che corona ancora oggi il monumento funebre di Michelangelo in Santa Croce.
La prossima volta che passate davanti a quest’opera soffermatevi ed ammiratene i lineamenti del volto, la delicatezza dei tratti e l’eleganza formale. Forse riuscirete a scoprire un malcelato sorriso dietro a quell’apparenza severa.
Acquasantiera, particolare
Giovanni Battista Lorenzi, Acquasantiera, 1550-60
Acquasantiera, particolare