Molti conoscono le grandi opere che si trovano a Santa Maria Novella, queste hanno contribuito a riscrivere la storia dell’arte mondiale. Non tutti però sanno quali sono le opere che non rivedrete mai più (o quasi) in Basilica

a cura di Marco Turini

Molti conoscono le grandi opere che si trovano a Santa Maria Novella, queste hanno contribuito a riscrivere la storia dell’arte mondiale. Alcune opere sono meno conosciute e tuttavia non sono meno importanti e preziose.

Questo non toglie che l’interno della Basilica sia ricco di numerose opere d’arte che coprono un lungo arco di tempo compreso dal Medioevo al diciannovesimo secolo. Il “battesimo” artistico della Basilica è avvenuto principalmente nel corso del periodo che Vasari definisce “Rinascimento” attraverso autori del calibro di Giotto, Masaccio, Ghirlandaio, Botticelli e tanti altri.

Non tutte le opere sono tuttavia accessibili ai visitatori e fedeli che percorrono le navate dell’antica Basilica. Mente le opere maggiori sono esposte all’interno della complesso, altre sono temporaneamente in restauro (sia in loco che altrove, in istituzioni specializzate). Alcune di queste sono state recentemente riscoperte dai restauratori dopo centinaia di anni di oblio sotto gli strati murari più superficiali (ma saranno esposte presto al pubblico). Altre giacciono nei magazzini dell’adiacente convento in attesa della giusta sede di esposizione e sono per lo più inedite.

Non tutti però sanno quali sono le opere che non rivedrete mai più (o quasi) in Basilica. Alcune sono scomparse secoli addietro per varie cause (non ultime la vendita o la razzia) altre sono esposte in importanti musei nazionali ed internazionali o appartengono a collezioni private. Nel peggiore dei casi sono adesso irrimediabilmente perdute. Ma quali sono quindi le maggiori opere che adesso risiedono anche fuori dal magico (ed ahimè, unico) contesto di Santa Maria Novella?

Queste sono sono alcune delle opere di cui sappiamo per certe l’attribuzione e la posizione attuale. Tante sono le opere che si trovano invece all’estero, trafugate in età napoleonica od in tempo di guerra e mai più ritrovate. Quelle in fase di restauro saranno certamente esposte non appena completati gli studi su di esse. Ci auguriamo di avere presto notizia di queste opere che attendono ormai da tempo la giusta visibilità.



La Madonna Rucellai, o Madonna dei Laudesi, è una Madonna col Bambino in trono (quindi una “Maestà”) e sei angeli dipinta da Duccio di Buoninsegna. È una tempera su tavola e misura 450×290 cm. È conservata alla Galleria degli Uffizi dove è collocata in una grande sala assieme ad altre grandi maestà: la Maestà di Santa Trinita di Cimabue e la Maestà di Ognissanti di Giotto

Il trittico Madonna col Bambino in trono tra angeli e santi è un dipinto a tempera e foglia d’oro su tavola (159×198 cm) di Agnolo Gaddi, datato 1375 e conservato nella Galleria nazionale di Parma.

Il Polittico con l’Annunciazione e santi è un dipinto a tempera e oro su tavola (404×381 cm) di Giovanni del Biondo, databile al 1380-1385 circa e conservato nella Galleria dell’Accademia a Firenze.

L’Adorazione dei Magi è un dipinto a tempera su tavola (111×134 cm) di Sandro Botticelli, databile al 1475 circa e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

La Pala Tornabuoni è un dipinto a tempera su tavola (altezza massima 221 cm) di Domenico Ghirlandaio e bottega, realizzato per l’altare centrale di Santa Maria Novella dal 1490 circa e completato dopo la morte del pittore (1494) fino al 1498 circa. Oggi si trova smembrata in più sedi, con lo scomparto centrale (Madonna in gloria tra santi) nell’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera.

La cantoria di Baccio d’Agnolo realizzata in marmo nel 1485 circa. Dal 1859 è entrata a far parte di un importantissimo museo inglese: il Victoria and Albert Museum di Londra. E’ ancora oggi uno dei pezzi più apprezzati della sua collezione di sculture.

In restauro (Nella foto: la restauratrice Claudia Reichold). Il Tondo del Vasari caso del tondo del XVI secolo raffigurante “Padre Eterno” ed attribuito a Giorgio Vasari. conservato adesso nell’attuale convento di Santa Maria Novella in attesa di una adeguata sede espositiva. (Foto: Marco Turini, tutti i diritti riservati)

La cassa di Baccio d’Agnolo è dal 1863 nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo a Rueil-Malmaison; dal 1866 ospita un organo Cavaillé-Coll ed una targa a caratteri dorati, sotto la cantoria, ricorda la donazione imperiale e la provenienza della cassa.

Pila acquasantiera in marmo del 1302, dal 1867 conservata nel museo del Bargello, era posta all'accesso da via degli Avelli, l'entrata che era riservata ai fedeli prima della ristrutturazione di Giorgio Vasari. La prima opera che vedevano i fedeli appena entrati era la Trinità del Masaccio a cui seguiva l'atto di segnarsi invocando Padre, Figlio e Spirito Santo. L'acquasantiera era posta infatti ad uso dei fedeli che entravano a Santa Maria Novella. Da Settembre 2017 è finalmente tornata nella sua sede originale, in Basilica.

Il celebre Marzocco, opera di Donatello (1419-1420) e simbolo della Repubblica fiorentina. Il termine, di etimologia non chiara, è probabilmente da riferire al latino "martius"=di Marte o alla parola Martocus, cioè piccolo Marte. La statua venne commissionata in occasione della visita di papa Martino V in città. L'opera era destinata a decorare lo scalone degli appartamenti papali in Santa Maria Novella (presso la celebre cappella dei Papi, affrescata egregiamente da Ridolfo del Ghirlandaio ed il Pontormo). La statua all'ultimo momento venne posta invece nella più importante piazza cittadina, sia come simbolo della repubblica che della città di Firenze. Il Marzocco oggi è conservato nel Museo del Bargello e in copia in Piazza della Signoria davanti a Palazzo Vecchio.

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