Entrando nella chiesa di Santa Maria Novella non si può a fare a meno di notare il simulacro in pietra di una donna nella navata sinistra della chiesa.

di Marco Turini

 

Entrando nella chiesa di Santa Maria Novella non si può a fare a meno di notare il simulacro in pietra di una donna nella navata sinistra della chiesa.

Con le braccia conserte, il volto disteso e gli occhi socchiusi sembra che abbia appena preso sonno. Affascina il realismo di questa scultura che scolpì Bernardo Rossellino nel 1451. Grande rilievo è stato dato alle sue sembianze naturali, compresa la sua piccola statura. E viene spontaneo chiedersi chi fosse questa donna minuta per essere sepolta a Santa Maria Novella in mezzo alle celebri opere d’arte di Giotto, Masaccio o Brunelleschi.

La Beata Villana de' Botti (Firenze, 1332 – Firenze, 29 gennaio 1360) è considerata una grande religiosa italiana. Figlia di Andrea di Messer Lapo delle Botti, un ricco mercante fiorentino, visse i suoi primi anni di vita nell’incertezza sociale e politica a causa delle rivolte a Firenze nei confronti del Duca D’Atene, del fallimento di alcune banche e non ultima l’epidemia di peste nel 1348. Nonostante questo clima di grandi disagi la sua condizione era quella di una donna benestante.  

Per un po’ continuò a vivere nel lusso come altri suoi coetanei nonostante fosse sensibile ed affascinata dai precetti della religione cristiana e dalla vita contemplativa. Si sposò giovanissima con un ricco rampollo fiorentino (Piero di Stefano Benintendi). Secondo la tradizione un giorno la sua vita cambiò per sempre. Guardandosi al suo specchio preferito (che portava sempre con se) non vide più quella bella e giovane donna dall’aria curata, ma un mostro orrendo. Una ripugnante caricatura del suo stesso viso che la fece scappare dalla paura. Trovò pace solo recandosi nella chiesa di Santa Maria novella dove si confessò ai padri domenicani per la sua vita dissoluta.  

Dopo quel giorno non fu più la stessa. Vendette tutti i suoi abiti, i gioielli e tutto quello che non era necessario per condurre una vita semplice e modesta. Ma la rinuncia ai suoi averi non la rese veramente felice fino a quando non si convertì anima e corpo ai precetti del cristianesimo. Fu così che diventò terziaria domenicana riuscendo a convertire perfino il padre ed il marito. Visse una vita esemplare ed ancora oggi riveste un esempio di virtù cristiana per l’ordine domenicano e non solo. Morì molto giovane di una terribile e rara malattia.

Nella Basilica si trova anche un’altro suo simulacro. In una teca è esposta una figura in cera che la rappresenta. Si narra che sotto quelle sembianze si trovi ancora il suo corpo terreno (le ossa). E di frequente qualcuno si avvicina a questa figura per venerarla come una santa.

Antonio Rossellino, La Beata Villana. Ph. Antonio Quattrone

Antonio Rossellino, La Beata Villana. Ph. antonio Quattrone

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