Personaggio illustre ma poco noto che visse in S. Maria Novella, apparteneva ad una famiglia importante e dal nome curioso.

Testo di Enrico Bartocci

 

Buoninsegna de’ Cicciaporci, personaggio illustre ma poco noto che visse in S. Maria Novella, apparteneva ad una famiglia importante e dal nome curioso, con un divertente stemma “parlante” che mostra una simpatica ghirlanda di maialini di cinta senese: è “D'oro, al grifone di nero, con la bordura di rosso caricata di sei porci passanti di nero, cinghiati d'argento, posti nel senso della pezza”, come descritto dall’araldista ottocentesco Ceramelli Papiani. Lo vediamo nel chiostro di S. Spirito, dove la famiglia possedeva alcune case nella prospiciente piazza. I Cicciaporci ebbero diversi membri illustri nelle istituzioni politiche e religiose fiorentine. Buoninsegna, frate domenicano, fu ritratto tra il 1570 ed il 1590 da Bernardino Poccetti nel chiostro grande di S. Maria Novella, con la palma del martirio nella mano sinistra. Il cartiglio sotto il ritratto recita:

B. F. BONINSEGNA. FLOREN.

MARTYR. INVICTUS

PRO. CHTO.

ANTIOCHIE. SECTUS

AN MCCLX

Giuseppe Maria Brocchi nel suo “Vite De' Santi E Beati Fiorentini” (Albizzini, 1752) gli dedica un intero capitolo, definendolo “DOMENICANO, PATRIARCA D’ANTIOCHIA, E MARTIRE”. Ci racconta che, secondo i documenti conservati nell’archivio di S. Maria Novella, (“Cronica fratrum Sancte Marie Novelle de Florentia”) nacque intorno al 1200 e ricevette i voti dal Beato Giovanni da Salerno, discepolo di S. Domenico Guzman che giunto a Firenze con 12 confratelli nel 1221 fondò la chiesa ed il convento di S. Maria Novella. Si impegnò a fondo negli studi, divenendo lettore in Teologia e nel 1233 ebbe un importante ruolo di mediazione nella difficile pace fra fiorentini e pisani. Si imbarcò quindi su una nave alla volta dell’Egitto “inspirato da Dio a procurare la conversione degl’infedeli” e raggiunse Antiochia, dove “ridusse alla vera fede la maggior parte di quegli abitanti” e per questo fu nominato dal Papa “Patriarca Antiocheno”. Ma nel giugno 1270, a seguito della riconquista di Antiochia da parte dei mamlûk, tutti i Domenicani di Antiochia furono giustiziati. A Buoninsegna Cicciaporci fu riservato lo stesso atroce supplizio che secondo i vangeli apocrifi fu inflitto al profeta Isaia: “...essendo stato ordinato che il medesimo (Buoninsegna, n.d.r.) fosse segato vivo pel mezzo del capo nella pubblica piazza, il che fu barbaramente eseguito il dì 8 di Giugno dell’anno MCCLXX”. Per questo motivo nell’affresco del Poccetti viene ritratto con la palma del martirio nella mano sinistra, nel cartiglio viene definito “sectus” (diviso, segato) e si fa riferimento alla sua carica di Patriarca.

Nel sec. XV° l’arcivescovo domenicano S. Antonino Pierozzi nei suoi scritti poneva Buoninsegna tra i più autorevoli ed illustri santi dell’ordine Domenicano. Troviamo infatti il suo ritratto nella sala del capitolo del convento di S. Marco, di cui Pierozzi era Priore, tra i 17 volti di Domenicani illustri ritratti nel fregio alla base della Crocifissione di Beato Angelico: è il primo sulla sinistra, con la palma in una mano e lo strumento del suo martirio, una enorme sega, nell’altra. E’ possibile che Bernardino Poccetti si sia ispirato a questo ritratto per dipingere quello in S. Maria Novella. Egli infatti affrescò più o meno nello stesso periodo, intorno alla fine del ‘500, diverse lunette del chiostro di S. Antonino del convento di S. Marco, su cui affaccia appunto la sala del capitolo. Avrà quindi sicuramente avuto modo di vedere l’affresco di Beato Angelico ed il ritratto di Buoninsegna.

 

Ritratto di Cicciaporci, Convento di San Marco

Stemma dei Cicciaporci, chiostro di Santo S.Spirito, Firenze

Foto: Enrico Bartocci 

L'autore: Enrico Bartocci

Nato a Firenze nel 1966 e qui cresciuto, in una famiglia fatalmente contagiata dal morbo dell’arte e dell’antico, all’ombra delle mura di Arnolfo, tra Palazzo Pitti, Boboli ed il viale dei colli.

Architetto, informatico, guida turistica autorizzata, fotografo amatoriale. All’attività di guida turistica, che cerca di svolgere privilegiando itinerari inconsueti a Firenze e dintorni, affianca quella di scrittura di articoli di argomento storico artistico su Firenze, pubblicati principalmente sulla rivista online “Florencecity”.

Nella foto l'autore dell'articolo: Enrico Bartocci

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